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Giovani e cocaina, uso precoce tra ‘attrazione’ e richieste d’aiuto

Castelbianco: Adulti assolvano gli errori e offrano una via d'uscita sicura

C’è Matteo, che ha 18 anni e non vorrebbe mai smettere di assumere cocaina perché, dice lui, lo aiuta a “fare più cose durante il giorno”. Ha letto che questa sostanza “può avere effetti anche molto negativi sull’organismo” ma, siccome si sente bene, non ne è molto convinto. E così ha iniziato a rubare oggetti di valore in casa per venderli in modo da avere i soldi necessari per comprare la droga. Eppure chiede agli psicologi “come mi dovrei comportare per poter uscire da questa situazione?”. Poi c’è Viola, il nome è di fantasia, che ha 17 anni e vorrebbe tanto aiutare il suo ragazzo, di sette anni più grande, che fa uso di cocaina e ormai pensa solo alla droga. Ancora, c’è Giorgio, anche il suo è un nome di fantasia, che dopo alcuni anni di dipendenza dalla cocaina sta vedendo la sua vita andare in fumo: niente più lavoro, aggressività e bugie che hanno portato la sua ragazza a lasciarlo. Un conoscente gli ha suggerito di iniziare un percorso di riabilitazione frequentando un gruppo di ascolto e lui vorrebbe sapere se sia una soluzione valida. Infine c’è Lucia, una mamma, che trovando delle strane bustine mono dose in camera del figlio sta maturando il timore che il ragazzo faccia uso di droga. “Ultimamente infatti- spiega la madre- il suo umore sembra molto altalenante, un momento è euforico, propositivo, estroverso, un altro invece depresso e pessimista. Inoltre sta diventando sempre più aggressivo, soprattutto con me e con la sorella. Non so proprio da dove cominciare per poterlo aiutare, ho provato a parlare con lui ma non vuole e in più nega tutto quello che dico. Io non riconosco più mio figlio, sembra un’altra persona”. Questi sono solo alcuni dei messaggi arrivati negli ultimi due mesi al team di psicologi del progetto ‘Lontani ma vicini’, realizzato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) e dal portale Diregiovani.it. Uno dei due servizi (l’altro è IdO con voi) messi in piedi dall’Istituto all’indomani dello scoppio dell’epidemia, con una squadra di 80 specialisti professionisti nell’età evolutiva pronta a rispondere 6 giorni su 7 alle paure di giovani e adulti.

A preoccupare gli esperti è il progressivo abbassamento dell’età di prima assunzione, arrivata ormai alla prima adolescenza, “dai 13 anni in poi”. Francesca Picone, psichiatra e direttore del Sert di Montelepre (in provincia di Palermo) ricorda anche che la tipologia di droghe consumate è molto varia: “Non si inizia solo con i cannabinoidi- spiega- ma direttamente con sostanze come la cocaina e il crack. A questo si aggiunge il dato, ulteriormente allarmante e drammatico, del consumo di nuove sostanze, dalle classiche ‘pasticche’ agli oppiacei analgesici che i ragazzi riescono a procurarsi con le modalità più impreviste e imprevedibili. Un uso che ha come conseguenza un più rapido passaggio all’uso iniettivo di eroina. Significa una iniziazione precocissima- sottolinea Picone- con tutto quello che comporta sul sistema neurotrasmettitoriale di questi ragazzi”. Tra i problemi più importanti c’è poi il basso costo. “Una pasticca di eroina a Roma costa 5 euro. Un grammo di cocaina 10. E trovare giovani che spaccino nelle scuole, per i pusher è sempre più facile e il consumo di droga ormai inizia già dalle scuole medie- aggiunge Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO e psicoterapeuta dell’età evolutiva– ed è un problema che riguarda tutte le scuole. Periferiche e centrali”. Nei fatti “i ragazzi sanno tutto della droga ma ne ignorano le conseguenze- sottolinea- e noi adulti sappiamo che ne fanno uso per poter stare nel gruppo ed essere inclusi. Quindi- suggerisce- la prima cosa da fare è avvisarli che ne siamo a conoscenza e, subito dopo, offrirgli una via di uscita. I ragazzi quando commettono delle stupidaggini- continua lo psicoterapeuta- devono avere un adulto con cui riferirsi e che faccia da filtro con i genitori, per aiutarli a superare un problema prima che diventi un dramma”.

Proprio su questa necessità si fonda il servizio di ascolto psicologico online di ‘Lontani ma vicini’. Infatti gli esperti, nel rispondere alle domande di aiuto, forniscono sempre informazioni sui rischi relativi all’uso di sostanze e sulle possibilità di intervento e sottolineano l’importanza del chiedere aiuto a familiari e specialisti. Nei casi di richiesta puntuali, indirizzano ai servizi specializzati presenti nel territorio. A Matteo, ad esempio, suggeriscono di parlare con i genitori, anche se teme di essere punito, perché aprirsi con loro potrebbe “essere un primo passo di apertura al problema”. Nel caso di Viola, aggiungono: “Ci sembra importante che non ti faccia tu totalmente carico di questa situazione, sei molto giovane ed è giusto che tu chieda aiuto a persone adulte della tua famiglia o esterne, e che riesca anche a preservare dei tuoi spazi cercando di tutelare il tuo benessere. Per smettere di far uso di questa sostanza- ribadiscono- sarebbe necessario che il tuo ragazzo intraprendesse un percorso psicologico che possa in qualche modo attivare una motivazione intrinseca al cambiamento”. Riguardo alla richiesta di aiuto di mamma Lucia, infine, il team di psicologi la esorta, prima di tutto, a mantenere la calma pensando che non ci sono ancora conferme dei suoi sospetti. Al contempo, trattandosi di un argomento estremamente serio, le consigliano di confrontarsi con gli insegnanti del figlio e di mantenere alta la vigilanza, ma “senza fare troppe domande, soprattutto quando lo vedete già in un atteggiamento poco predisposto al confronto, l’insistenza lo terrà ancora più lontano. Approfittate di un momento di tranquillità nel quale parlare di come vi sentite rispetto a dei suoi comportamenti, senza accusare o dare per scontate delle situazioni. Ascoltatelo- prosegue il team di ‘Lontani ma vicini’- e così pian piano comprenderete se realmente c’è un problema con le droghe o se ‘semplicemente’ sta attraversando un brutto periodo”.